Dinanzi agli ultimi otto quadri di Gianfranco Gatto, componenti la sua ultima personale "Metafora d'immagine", mi riconfermo nella convinzione che l'artista, come ogni altro uomo, è solo dinanzi al disagio di vivere, dinanzi alla Storia.

 

Anzi, l'artista è ancor più solo, perché dotato di una sensibilità che gli fa percepire più intensamente, al di là del frastuono quotidiano, il dramma della vita.

Da sempre centro della poetica di Gianfranco Gatto è l'Uomo. Le sue opere sono un costante appello al rispetto della dignità dell'uomo attraverso la difesa dei valori che la garantiscono: la partecipazione democratica e la solidarietà.

Gatto, mediante la sua pittura, indica una via per liberare l'uomo e la società dallo sfruttamento e dal bisogno.

Le ultime opere si generano dalla riflessione sulle travagliate vicende politiche e sociali che sta vivendo il nostro paese, una riflessione carica di preoccupazione, nel vedere i valori della Democrazia ancora una volta minacciati, una riflessione che coglie e traduce in immagini lo smarrimento, l'incertezza che è di molti.

I valori della democrazia, che, come polena, devono guidare il cammino della nostra nazione e dell'Umanità, non sono stati compiutamente realizzati, la costruzione della polena-guida è rimasta incompiuta. Ancora guerre dimenticate tra miseri mangiatori di patate sconvolgono il mondo. Riprende vigore il passato della "Prima Repubblica" e la seconda è legata e stenta a crescere; si risveglia un'Italia fascista che credavamo morta, ma era solo assopita. Torna ad imporsi la legge del massimo profitto che tutto mercifica, non solo in Italia, ma in Europa. Ancora una volta lo "Scuro" tenta di sopraf­fare il "Chiaro", ed usa nuovi strumenti sofisticati ed insidiosi, come la televisione, che risucchia la nostra coscienza ed il futuro pare senza speranza come una tavola vuota e digiuna.

Ancora una volta Gianfranco Gatto, con un linguaggio surreal-simbolista che oramai maneggia con disinvoltura, riesce nella difficile operazione di tradurre in imma­gini significative le proprie riflessioni, le proprie angosce e speranze, attraverso una scelta di simboli raffinati quali lo spazio cosmico smisurato e inquietante nel quale pare smarrirsi l'Uomo, costantemente presente in tutte le opere, privo di volto perché Gatto non rappresenta un uomo ma l'Uomo universalmente inteso.

Lartista si giova della pratica dell'accostamento di oggetti apparentemente incon­ciliabili, che vengono articolati in immagini che sono in grado di operare in senso costruttivo e propositivo denunciando i mali della nostra società.

Gatto non rivoluziona il linguaggio pittorico figurativo perché la forza della sua arte non risiede solo nei mezzi tecnici o nella forma, ma soprattutto nei contenuti.

La personale è di impianto paratattico, ogni pezzo è leggibile in sè, ma esplica il massimo della sua significanza solo nel contesto della mostra; infatti gli otto pezzi hanno un costante elemento di collegamento iconografico simboleggiato dal drappo verde.

Se dal punto di vista contenutistico quest'ultima personale di Gatto è una riconferma della sensibilità e dell'acutezza dell'analisi sociale con cui l'artista traduce in immagini le sue e le nostre inquietudini; dal punto di vista estetico si impone la sottolineatura dell'alto valore coloristico di queste otto opere che l'artista esplicita in una raffinata scelta e lavorazione dei colori dei fondi.

I fondi, nelle tele di G. Gatto, sono autentiche opere d'arte nell'opera d'arte. Relegati ad un ruolo secondario dalla forza degli oggetti rappresentati nei primi piani, se si ha l'accortezza d'osservarli estraniandoli dal contesto delle immagini che li prece­dono, potremo osservare l'autonoma bellezza del colore usato con disinvoltura ed ori­ginalità di accostamenti.

 

Vito Maria LARUCCIA, Critico d Arte