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Testo di Enzo Quarto

 

L'Accidia : Vedete lì,nell'oscurità dell'incavo policromo, e bene voi dovreste riconoscere l'uomo rinchiuso nella sua indifferenza, mancanza della solidarietà, oserei dire l'uomo moderno prigioniero nella caverna dei propri privilegi.

 

La gola : E' il punto dove si articola la voce, da cui scaturisce la nostra comunicazione con gli altri, quindi la nostra crescita individuale e sociale. Ma spesso questa caratteristica umana può essere strumento di offesa, sopprime il rispetto del nostro interlocutore. Contrae la nostra crescita culturale.

 

L'invidia : Il simbolo di questo sentimento sono gli occhi e nel quadro essi vagano inviperiti alla ricerca di qualcosa. Nell'ambito delle nostre abitudini,spesso l'uomo non sa far altro che soffrire per le cose altrui, deprimendo in se stesso i suoi tesori.

 

La superbia : La cromatura della superbia è qui svolta con il colore verde: che vuol segnalare 1'attegoiamento dell'uomo nel gorgo del suo sentimento autoreferenziale. Un volto racchiuso in una medusa inquieta ma elecrante, mentre l'animo scivola nel buio.

 

L'avarizia : Il colore dell'avarizia di Gianfranco Gatto è vario: chiaro attorno all'uomo che incarna questo sentimento, ma la sua condizione si manifesta nelle oscurità della tela, dove l'avaro si rifugia con tutti i suoi averi.

 

La lussuria : E' diventata un simbolo sociale dei tempi che stiamo attraversando. L'incantesimo dei colori di Gatto ci rappresenta una graduale raffigurazione degli aspetti del piacere sessuale, una matassa cromatica di sensazioni infinite che stringono i nostri sentimenti fino alle più infime prestazioni del corpo umano.

 

L'ira : E' rappresentata come esplosione umana. La cecità dell'ira si fa gigante contro qualcuno e lo travolge. Ma qui è il ciclone dell'arte di Gatto che sapientemente riesce nella raffigurazione dell'irrazionalità di questo sentimento.

 

 

I dieci comandamenti : E' un quadro di sintesi. Esso produce sicuramente un messaggio religioso, ma, conoscendo l'artista, non si può ignorare il suo spessore satirico o, molto meglio, il suo impegno interpretativo dell'uomo, dei suoi limiti, ma, soprattutto, il continuo sforzo verso la verità.


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